Lingue create dalle donne, per le donne

Certo, è stato detto per secoli che “le donne hanno una lingua tutta loro”, ma lo sapevate che esistono davvero linguaggi creati da e per le donne?

Illustrazione di Rosemarie CC

Esistono diversi tipi di lingue nel mondo: tra le altre, lingue naturali, lingue formali e lingue artificiali. In questo articolo, ci concentreremo sui linguaggi artificiali (potreste già aver sentito parlare dell’esperanto o delle conlang create per la TV e i film), e, in particolare, sulle lingue costruite dalle donne per le donne.

Disclaimer: per ragioni pratiche, questo argomento viene affrontato da una prospettiva di genere binaria.

L’importanza delle donne nello sviluppo delle lingue naturali è innegabile: attraverso concessioni biologiche o sociali, le madri sono responsabili della trasmissione del linguaggio ai propri figli, e non c’è quindi da meravigliarsi se le lingue native vengano appunto chiamate “lingue madri”. Questo processo facilita il riconoscimento da parte del bambino della propria identità e cultura e rafforza il suo senso di appartenenza a una specifica comunità geografica e sociale. Da un punto di vista linguistico, tuttavia, non esiste una “lingua femminile” o una “lingua femminile naturale”. Anche se questo può sembrare un punto trascurabile,  è bene ricordare che il linguaggio riflette i nostri pregiudizi sociali, compresa la misoginia. Quindi, cosa succede quando nessuna delle lingue esistenti esprime fedelmente sentimenti ed emozioni che appartengono in modo specifico alle donne?

Láadan: il linguaggio della conoscenza percettiva

Questa era proprio la domanda che si poneva la scrittrice Suzette Haden Elgin nei primi anni ’80. Arrivò a ipotizzare che, se le donne avessero avuto un linguaggio adatto ad esprimere le proprie opinioni, quest’ultimo avrebbe probabilmente restituito una rappresentazione della realtà molto diversa da quella percepita dagli uomini. Elgin basò il suo pensiero sulla teoria femminista che i linguaggi umani esistenti non sarebbero in grado di esprimere pienamente le percezioni delle donne – una teoria che trae ispirazione dalla famosa ipotesi di Sapir-Whorf in linguistica.

Elgin, per creare il suo linguaggio femminile, utilizzò dunque la teoria della relatività linguistica, nonché una curiosa interpretazione dei teoremi di incompletezza di Gödel. I teoremi di Gödel sostengono che i sistemi di logica perfetti non possono esistere (o meglio: non possono essere completamente auto-esplicativi), poiché conterrebbero inevitabilmente componenti in grado di “disfare” il sistema della logica, come un giradischi che suona la sua frequenza di risonanza (una nota che lo fa vibrare in modo così  energico da farlo andare in pezzi). Partendo da questa assunto, Elgin teorizzò quindi che ogni lingua contenesse percezioni che si comportano come frequenze di risonanza: sensazioni e punti di vista che non possono essere espressi perché ciò porterebbe alla distruzione della lingua stessa. La sua domanda principale era: cosa sarebbe accaduto alla cultura se le donne avessero avuto ed usato un linguaggio che potesse esprimere i loro punti di vista? Si sarebbe autodistrutta?

Basandosi su questa ipotesi, Elgin creò il láadan per la sua trilogia fantascientifica Native Tongue, una specie di esperimento mentale in forma di lingua immaginaria. Nella serie, il láadan è un linguaggio concepito nel XXII secolo da un gruppo di linguisti femministi come atto di resistenza contro un governo oppressivo che aveva privato le donne del loro diritto di voto nel 1996 (una trama simile a quella di The Handmaid’s Tale). Elgin aveva anche sperato che la lingua potesse prendere piede nel mondo reale, o che un dibatto sul láadan avviasse un movimento per la creazione di altre lingue basate su un punto di vista prettamente femminile.

A differenza di (molte) lingue che usano la forma maschile come standard grammaticale, in láadan si presume che gli oggetti siano femminili se non diversamente specificato da un suffisso mascolinizzante. La sua struttura grammaticale è una versione semplificata dei modelli del linguaggio naturale (con una costruzione Verbo-Soggetto-Oggetto, nel caso ve lo stiate chiedendo). In realtà, Elgin si è occupata principalmente del vocabolario. Voleva un linguaggio che non ereditasse elementi da regole dominate dagli uomini per generazioni e il suo interesse principale era quello di generare una lingua attorno a concetti pratici, che “aiutassero a definire sentimenti e situazioni legati esclusivamente all’essere donna”.

Alcuni esempi

Concetto Láadan Italiano
Gravidanza Lawida essere incinta
Lóda essere pesantemente incinta
Lalewida essere felicemente incinta
Lewidan essere incinta per la prima volta
Widazhad essere alla fine della gravidanza e non vedere l’ora di partorire
Percezione Láad percepire
Loláad percepire emotivamente
Dolore Heyi sentire dolore
Shol assenza di dolore
Solitudine Sholan essere da solo
Doólelasholan essere finalmente da solo dopo un’esperienza o una persona stancante
Búsholan da solo “nel grembo della propria famiglia”
Sholalan da solo in una folla
Elasholan da solo e felice di esserlo
Héeyasholan da solo con angoscia
Óosholan da solo nel dolore

Se volete imparare altre parole in láadan, visitate il dizionario Láadan-Inglese.

Nü shu, la lingua femminile scoperta per caso

Il nü shu ( ) è un sistema di scrittura cinese semplificato a cui gli uomini non avevano accesso. È stato trasmesso segretamente di generazione in generazione dalle donne del distretto di Jiang-yonh a Hunan, in Cina. Attualmente è elencato come una delle lingue più antiche del mondo ed è l’unica vera lingua femminile mai rilevata. Il nü shu fu scoperto per la prima volta nel 1982, quando il professor Gong Zhebing portò i suoi studenti in gita per esaminare la cultura e le abitudini della comunità di Jiang-yonh. Con grande sorpresa, si imbatterono in una strana calligrafia usata solo dalle donne e conosciuta nella comunità come nü shu (letteralmente: scrittura delle donne).

Con l’aiuto del linguista e professore Yan Xuejiong, i ricercatori sono riusciti a raccogliere campioni calligrafici incisi su ventagli e ricamati su fazzoletti, compilando un vocabolario di circa 20.000 parole e più di 500 caratteri. Il contenuto dei manoscritti in nü shu ha portato alla luce aspetti di identità storica, culturale, sociale e nazionale che, pur descrivendo a tratti anche una certa gioia, sono soprattutto espressione del dolore, dell’oppressione e della sofferenza vissuti nella società feudale del tempo.

Nonostante sia un linguaggio segreto –  scritto e letto solo dalle donne – il nü shu è riuscito a sopravvivere, è stato rappresentato in documentari e libri, e ha anche vinto il Guinness dei Primati per “il linguaggio di genere più specifico”. L’ultima donna che poteva scrivere e leggere la lingua, Yang Huanyi, è morta nel 2004.

Anche se, a quanto sappiamo, ci sono solo due lingue create da donne, questo non significa che debbano essere le ultime. Il mondo è pieno di conlang e il prossimo esperanto (o magari esperanta?) potreste crearlo proprio voi!

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